Giochi d’estate, tra svago e allenamento della mente e delle relazioni

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La fine della scuola segna ufficialmente l’inizio della stagione estiva anche per chi è lontano dai banchi da molti lustri. E così inizia la piacevole routine di pranzi in giardino o sul terrazzo, pic-nic nei parchi, gite in compagnia e vita da spiaggia, e si rispolverano mazzi di carte, racchettoni e palloni, cruciverba e sudoku, i più piccoli magari preferiscono giochi più dinamici come nascondino o bandiera! Mentre gli adulti rispolverano i giochi da tavolo. I videogiochi certo non finiscono nel cassetto, anche perché ce li abbiamo sempre tra le mani sotto forma di app nel nostro smarthphone.

Articolo di martedì 13 giugno 2023
Protagonisti
Il gioco
Autrice
Laura Bajardelli
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Giocare d’estate è sinonimo di leggerezza e relax, dato che perdiamo felicemente la cognizione del tempo, e anche di allegria, soprattutto quando si gioca in compagnia, anche se gli sguardi tra i giocatori a un tavolo di briscola ricordano i duelli nei film di Sergio Leone.

Nel linguaggio comune giocare assume spesso una connotazione di leggerezza “negativa” come l’opposto di serietà e importanza, pensiamo per esempio al modo di dire “non è un gioco”.

In ogni caso, il gioco, come passatempo rilassante e istruttivo, ha radici antichissime ed è una costante della nostra civiltà: ci sono testimonianze già nel terzo millennio avanti Cristo sia nell’Antico Regno egizio sia in Mesopotamia e in Oriente. E dalla Seconda Guerra Mondiale in poi, si può dire che il gioco abbia vissuto una vera e propria “età dell’oro” e da qualche anno stanno tornando in auge i giochi da tavolo o “di società”, anche grazie all’importante ruolo riconosciuto dalle neuroscienze. Queste discipline studiano il gioco come modello di comportamento umano, osservano e analizzano i giocatori per capire meglio i processi mentali decisionali e relazionali.

Ricordo una lezione all’Università durante la quale abbiamo giocato a campana a squadre utilizzando un tappeto elettronico: c’era strategia, c’erano agonismo sfida allegria competizione depistaggi degli avversari. E la sorpresa di tutti quando, pur ripetendo gli stessi passi che avevano portato a superare positivamente la prova, il tappeto continuava a suonare per segnalare l’errore. Cosa era successo? Erano state cambiate le regole, ma non eravamo stati avvisati e quindi ripetevamo imperterriti il percorso che prima si era rivelato di successo. Morale della favola? Imparare a essere flessibili e reattivi perché nella vita vera le regole del gioco possono cambiare, nessuno ci avvisa e giusto o sbagliato che sia, il cambiamento avviene. Vince che capisce e reagisce per primo guidando tutta la squadra. Il gioco ci ha messo di fronte al fatto compiuto ai nostri errori e anche al nostro successo. È stata una sorta di sperimentazione di laboratorio.

Quando giochiamo, il nostro cervello produce dopamina, che è il maggiore responsabile del moto, della memoria, del nostro comportamento, delle capacità cognitive, dell’attenzione, dell’apprendimento, dell’umore. Durante il gioco diventiamo più flessibili, creativi, siamo spinti ad apprendere rapidamente le regole per vincere: il gioco accelera il nostro processo cognitivo, a qualunque età. Diversi studi stanno dimostrando una correlazione tra questo tipo di allenamento e il miglioramento di particolari abilità cerebrali.

Il gioco è quindi sempre più diffuso come occasione e strumento di apprendimento, conoscenza e allenamento cognitivo e fisico per i più piccoli tanto quanto per gli adulti, e la loro creazione è sempre più affidata a professionisti – i game designer - che mettono insieme diverse tipologie di competenze ludiche e scientifiche per realizzare un gioco-strumento per specifiche finalità per fasce di età o generici.

Nei primi mesi di vita, l’attività ludica aiuta il bambino nello sviluppo di competenze motorie, sensoriali e cognitive di base, dai pupazzi ai giochi sonori, e man mano che si cresce compaiono le palle di spugna, le torri di anelli, i giochi di incastro, colori a dita e infiniti altri meravigliosi giochi che solleticano la fantasia e l’immaginazione. Con i giochi e gli sport di squadra, i ragazzi interagiscono con gli altri giocatori, affrontano gli imprevisti e anche le sconfitte, imparando informalmente problem-solving dinamico ed efficace, che servirà in tanti momenti della vita professionale e non. In ambito lavorativo, il gioco è usato per aumentare il senso di appartenenza, il gioco di squadra o la leadership attraverso le simulazioni di situazioni reali in contesti diversi da quello lavorativo; e allargando i confini della squadra fino alla collettività, può essere un forte stimolo per far interiorizzare comportamenti sociali positivi, per esempio attraverso i giochi di ruolo. Per tutti, tra le applicazioni più consolidate troviamo quelle mediche e terapeutiche, per esempio per stimolare la memoria o per ritardarne la riduzione.

Esempi di giochi? I classicissimi e sempre verdi memory, puzzle, mattoncini o giochi enigmistici. E ricordiamoci del gioco anche come strumento divertente per sviluppare abilità motorie, in casa come all’aperto, da soli o in compagnia e tra questi giochi possiamo annoverare anche i videogiochi, anche se i più diffusi tendono a tenerci soli soletti e incollati alla poltrona.

A ben guardare, il gioco è più presente di quanto si pensi nelle nostre vite, pensiamo ai bollini da incollare sulle tessere punti che premiano gli acquisti, alle numerose app presenti sugli smartphone che magneticamente ci avvincono, facendoci persino coltivare un campo di cavoli digitali. E sono giochi anche le app per il benessere che ci spingono a stare in movimento ed aumentare il numero di passi. Tutti hanno alla base regole, campo di gioco, sistema premiante (che può assumere le sembianze di un simpatico avatar).

Tornando a una dimensione più leggera e ludica, in libreria e in edicola si trovano facilmente giochi per allenare, da soli o in compagnia, diverse abilità cognitive, dalla memoria al ragionamento logico, dal problem solving alla creatività, all’arricchimento del linguaggio; per questo sulle confezioni oltre all’età e al numero di giocatori consigliati, sono indicati le aree di abilità personali che vengono stimolate dal gioco. Per esempio, con le classiche parole crociate esercitiamo attenzione, memoria, pensiero astratto e nessi logici. Molto interessanti sono i quaderni dei compiti per adulti, che arricchiscono i classici giochi enigmistici con temi di attualità, facendoci attingere alla memoria più recente. Per esempio, abbinando titoli di film e nomi di attori, eventi sportivi (non solo calcio) a date ed immagini di atleti. Per i più tecnologici, ci sono le versioni online di grandi classici da tavolo come risiko, battaglia navale, paroliere (quello con i dadi alfabetici) e val la pena sperimentare le app per tenersi in esercizio con le lingue straniere in modo divertente e poi si può tentare di mettere in pratica quel che si è imparato in vacanza leggendo il menù del ristorante in inglese o francese.

Di recente ho sperimento www.0-99.it, un sito divulgativo gratuito dedicato al gioco come mezzo educativo, riabilitativo e relazionale per tutte le età: in base all’abilità che si vuole allenare, come pensiero logico, esplorazione visiva, calcolo, …, vengono indicati i giochi di società o da tavolo più adatti allo scopo.

Tra giochi enigmistici, dama, carte e giochi di società c'è solo l'imbarazzo della scelta, magari cimentiamoci con qualche gioco nuovo e dal nome persino incomprensibile, e che magari ci costringe a rileggere due o tre volte le istruzioni: acrostici, logogrifi, zeppe, metagrammi speciali, proverbi anagrammatici … e se si gioca in compagnia, meglio una scatola di giochi misti, così ognuno può avere la soddisfazione di vincere qualche partita. L'importante è divertirsi tenendo in allenamento i nostri neuroni.