Cani e robot
Protagonisti | |
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Autrice | |
Laura Bajardelli | |
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Il cane è il migliore amico dell'uomo. Saprà vincere la sfida con i robot del futuro, con quattro zampe e il cuore di latta?
Lucky, Lola, Rocky, Billy e Milly, Lilla, Bubu, Polpetta, Pippo. Oltre a questi grandi classici troviamo Sofia, Ettore, Cesare e Emma, oltre a tanti nomi frutto della fantasia. Tutti nomi di quadrupedi, anzi del quadrupede che, per antonomasia, è il miglior amico dell’uomo, il cane. I cani, e gli animali in genere, non solo arricchiscono le nostre vite con amore e compagnia, ma possono anche essere strumenti terapeutici preziosi per la nostra salute e benessere. Se portare a spasso il cane incoraggia l’attività fisica regolare, accarezzarlo è un vero toccasana perché può aumentare i livelli di ossitocina, l’ormone del benessere, e diminuire il cortisolo, l’ormone dello stress. La pet therapy, o terapia assistita dagli animali, è un intervento terapeutico che utilizza gli animali per migliorare la salute fisica, emotiva e mentale delle persone. Da notare che la pet therapy può aiutare le persone a sviluppare migliori capacità sociali e comunicative perché gli animali possono fungere da mediatori sociali, facilitando l’interazione tra le persone. È così efficace che anche la nazionale di ginnastica americana ha inserito ufficialmente nel suo staff Beacon, un simpatico golden retriever per supportare gli atleti – anche quelli più famosi e celebrati – durante gli allenamenti.
A testimoniare l’importanza e il rango dei cani raggiunto nella nostra società, ogni anno il 26 agosto si festeggia la Giornata internazionale del cane. All’orizzonte però potrebbe iniziare a intravvedersi un temibile concorrente. Ancora più autonomo del gatto, senza pelo e senza necessità fisiologiche: il cane robot. Il primo esemplare diventato celebre si chiama Spot, è stato realizzato da un’azienda americana, è di colore giallo (forse per richiamare la familiarità che abbiamo con Pluto?) e tramite la televisione lo abbiamo visto intervenire in situazioni di emergenza, come la ricerca di superstiti dopo un terremoto. Anche in Italia c’è un esemplare di Spot: si chiama Saetta, è in dotazione all’Arma dei Carabinieri e per questo è realizzato con i colori della livrea tradizionale. Questo robot quadrupede, alto circa 50 centimetri, è in grado di salire le scale e muoversi su terreni inaccessibili ai veicoli tradizionali. Dotato di un braccio meccanico, può aprire porte, rimuovere ostacoli e spostare e disinnescare ordigni. Grazie ai suoi sistemi di rilevazione e ai sensori laser e termici, è capace di trasmettere mappe e rilevare la presenza di esplosivi, agenti chimici e radiologici.
Il robot è comandato a distanza tramite un tablet e ha un raggio d’azione di 150 metri, garantendo così una maggiore sicurezza per gli agenti, evitando la loro esposizione diretta a situazioni di pericolo. Inoltre, può essere “addestrato” a seguire autonomamente percorsi prestabiliti. Inutile dire che questi quadrupedi possono essere altamente personalizzati: dall’aggiunta di sensori a modifiche strutturali, come l’aggiunta di bracci meccanici o strumenti specifici, all’aumento della capacità di carico. È questione di prezzo!
Una volta avremmo detto: fantascienza! ma ormai è realtà. Dagli anni Cinquanta, la robotica ha creato macchine sempre più avanzate e capaci di collaborare con l’uomo, condividendo spazi e compiti in ambito industriale, nella vita quotidiana o in situazioni rischiose nelle quali è preferibile non mettere a rischio persone né cani.
Cosa dobbiamo aspettarci in futuro dopo Spot e Saetta? Le nuove macchine più raffinate sono i “robot sociali”, che possono offrire compagnia, colmando i vuoti delle amicizie e dei rapporti tradizionali. Robot con sembianze umanoidi o canine, di dimensioni e peso come quelli di un vero cucciolo, con il pelo morbido e che ne imitano i comportamenti, per esempio acquattandosi quando incontrano un altro esemplare. E questa è già realtà: sono già utilizzati come compagnia e supporto per persone in situazioni difficili che beneficiano della presenza di un animale domestico senza le responsabilità di cura quotidiana.
Molte persone sono scettiche di fronte a questi scenari, ritenendo che un umano o cane non siano sostituibili da un robot privo di autenticità e spontaneità. Questo dilemma se lo era posto, precorrendo i tempi, lo scrittore di fantascienza Isaac Asimov nel racconto del 1975 intitolato “Il fedele amico dell'uomo”. È breve, intenso e suggestivo. Racconta di Jimmy, un bambino nato e cresciuto sulla Luna, al quale i genitori vogliono fargli un regalo importante e prezioso: un vero cane, sconosciuto per chi non hai messo piede sulla terra. Jimmy finora ha come fedele compagno di giochi Robotolo, che gli salta addosso per esprimergli affetto e protegge il suo piccolo umano durante le esplorazioni. Ma Jimmy non gradirà questo regalo e il padre dovrà spiegargli la differenza tra un cane vero e la sua imitazione meccanica in acciaio, programmata per comportarsi da cane. Riporto testualmente alcuni passaggi importanti del racconto: “Jimmy guardò Robotolo, che aveva ricominciato a guaire piano, molto piano, come se fosse spaventato. Tese le braccia e Robotolo gli corse incontro. «Che differenza c'è tra avere Robotolo e avere il cane?» disse Jimmy. «È difficile da spiegare» disse il signor Anderson «ma te ne accorgerai subito. Il cane ti amerà sul serio. Robotolo è solo condizionato ad agire come se ti amasse.» (…) Jimmy strinse forte al petto Robotolo… Disse: «Ma che differenza c’è tra il comportamento dell'uno e quello dell'altro? E non pensi a quello che sento io? Voglio bene a Robotolo, ed è solo questo che conta». E il piccolo botolo-robot, che non era mai stato abbracciato così forte in tutta la sua esistenza, emise una serie di rapidi acuti guaiti. Guaiti di felicità”. A leggerlo tutto, vibrano le stesse corde del racconto del Piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry e della volpe addomesticata.
In un passato recente, gli animali, soprattutto cani e gatti, non avevano un ruolo sociale riconosciuto come oggi. E solo trent’anni fa, chi avrebbe immaginato che una versione evoluta del telefono sarebbe diventato un nostro indispensabile prolungamento e che avremmo frequentato gli amici nel mondo virtuale dei social media? A questo punto è lecito chiedersi non se, ma, quando sceglieremo di tornare nel mondo reale ma con accanto un cane di acciaio e transistor al posto di uno in carne ed ossa. E la domanda potrebbe non limitarsi ai cani.