Fondazione Cariplo, un campione del welfare ambrosiano tra tradizione e innovazione
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Laura Bajardelli | |
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Conosciamo più da vicino questa storica realtà e con il Presidente Azzone approfondiamo la sua idea di welfare di precisione
Nel cuore di Milano, in via Monte di Pietà, si trova la Ca’ de Sass, sede originaria della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde istituita a Milano il 12 giugno 1823, che poi si è ampliata trasferendosi a pochi passi, in via Verdi, nell’imponente palazzo delle colonne sul quale campeggiano gli stemmi delle province lombarde. Fondazione Cariplo però si trova da un’altra parte, in via Manin. D’altronde non è una banca. È un’altra cosa: un ente filantropico. Formalmente è nata nel 1991 a seguito del processo di ristrutturazione dell’intero sistema bancario dettato dalla legge “Amato-Carli”, con cui si è deciso di separare quella che era l’attività creditizia delle casse di Risparmio dall’attività di beneficenza che sviluppavano ogni anno. La Cariplo come banca arrivò fino agli anni 2000, per poi divenire Intesa Sanpaolo.
Fin dalle sue origini Fondazione Cariplo opera al servizio dell’economia del territorio e sostiene la crescita sociale e culturale della comunità lombarda, affiancandosi, e non sostituendosi, alle istituzioni pubbliche e private preposte. Cosa fa concretamente? sostiene i progetti di enti non profit che operano principalmente sulle province lombarde e in quella del Verbano-Cusio-Ossola e Novara i progetti si sviluppano nel campo ambientale, culturale, sociale e in quello della ricerca scientifica. La normativa fece sì che a seguito di quei passaggi, le fondazioni venissero dotate di un patrimonio proprio, che per Fondazione Cariplo equivale a circa 8miliardi di euro. Ogni anno la Fondazione trae quindi le risorse che riversa nell’attività filantropica a sostegno dei progetti sul territorio dai risultati degli investimenti del patrimonio, che viene gestito con assoluto rigore e con l’obiettivo di non rischiare azzardi. Le fondazioni devono conservare con cura il loro patrimonio e possibilmente incrementarlo, per garantire le risorse per le attività per le generazioni future. Per realizzare la propria missione, la Fondazione dispone anche di un “capitale umano” notevole grazie a persone competenti e motivate.
E per guidare questa organizzazione complessa e in continua evoluzione, nel maggio 2023 la Commissione Centrale di Beneficenza, organo di indirizzo della Fondazione, ha chiamato il Professor Giovanni Azzone. Dopo un avvocato e un professore di economia ecco quindi un ingegnere gestionale. Molto attento alle persone, ai territori e ai loro bisogni, mantiene però lo sguardo verso l’orizzonte e il futuro. Infatti, se da un lato è una figura di continuità con la storia recente e il solco tracciato dallo storico inossidabile presidente, Giuseppe Guzzetti, seguito poi da Giovanni Fosti, dall’altro il suo motto personale è “tradizione e innovazione”. Lo scorso novembre, ha presentato le sue “Linee di mandato” per il 2023-2027 per realizzare il Welfare di precisione. Ora ce le racconta.
Presidente, Fondazione Cariplo incarna lo spirito filantropico ambrosiano combinando filantropia tradizionale e innovazione. Come si trova il giusto equilibrio?
Fare filantropia riempie di responsabilità. Ogni azione che svolgiamo, ogni decisione che prendiamo può cambiare, in meglio, la vita delle persone. Nel caso di Fondazione Cariplo, di tante persone. Occorre farlo con metodo. E con rigore. Di fronte alle decisioni difficili, che spesso dobbiamo prendere per allocare le risorse, dobbiamo attrezzarci, utilizzando la scienza dei dati per conoscere a fondo i fenomeni. Questo significa fare filantropia moderna. Prendiamo l’esempio dei trend demografici. Più anziani, meno giovani. Sappiamo esattamente dove sta andando il nostro Paese. Non spetta certo alle fondazioni risolvere questi problemi, e del resto non avremmo le risorse, ma possiamo fare innovazione, questo sì. Investire in sperimentazioni che il Pubblico a volte non si può permettere. Per questo parlo di welfare di precisione. Ogni persona ha bisogni specifici. Dovremmo arrivare a dare a ciascuna persona ciò di cui ha realmente bisogno. Le grandi piattaforme tecnologiche a cui noi cediamo i nostri dati spesso quasi involontariamente sanno molte cose e ci propongono i loro servizi. Io immagino un welfare avanzato che con modalità simili sappia fornire alle persone ciò che hanno bisogno davvero.
Quali sono le linee di intervento e le direttrici per l’attività del quadriennio 2023-2027?
Dietro una fondazione come Cariplo c’è un enorme mole di attività, azioni e iniziative, che nella maggior parte dei casi vengono svolte da quei preziosi alleati che sono gli enti non profit che ogni giorno lavorano in prima linea. All’inizio di questo viaggio, che condividiamo insieme ai membri degli organi e allo staff, ci siamo domandati come potevamo sintetizzare la nostra visione in modo da orientare il nostro impegno e i nostri sforzi convogliandoli. Abbiamo indicato quattro linee di mandato: Creare valore condiviso; Ridurre le disuguaglianze; Allargare i confini; Creare le condizioni abilitanti. Dentro questi filoni abbiamo incasellato bandi e progetti che abbiamo presentato pochi giorni fa. Creare valore condiviso, significa mettere a sistema tutto ciò che abbiamo fatto fin qui. Le questioni legate alle disuguaglianze che aumentano sono sotto gli occhi di tutti. Allargare i confini e lo sguardo significa che non possiamo più affrontare i problemi guardando solo al nostro orticello. Occorre avere una visione globale, pur agendo sul locale. E unire gli sforzi e avviare un confronto con chi già è impegnato su certi temi, anche altrove, all’estero da esempio. L’ultima linea di mandato consiste nel sostenere gli enti non profit nella loro crescita, irrobustendo le loro competenze, ad esempio manageriali. Creando quelle condizioni avremo un’infrastruttura sociale molto forte che alla sensibilità e passione – necessarie – unisce un saper fare al passo coi tempi.
Tra gli elementi distintivi del welfare di precisione rientra la misurazione di impatto, ossia l’effetto prodotto dagli interventi sui beneficiari e sulla comunità?
Questione annosa e non semplice. La Fondazione si è data degli obiettivi, in gergo vengono definiti semplici KPY. Facciamo un esempio: se diciamo che vogliamo fare in modo che molte più persone abbiamo occasione di avvicinarsi alla cultura perché siamo convinti che quell’attività sia arricchente per loro, dobbiamo almeno fissare l’asticella e indicare un numero, una cifra. Nel nostro caso, abbiamo stabilito che nel 2024 vorremmo offrire questa opportunità a 50mila persone che non hanno mai occasione di farlo. È un primo livello. Poi certamente dovremmo arrivare a capire quanto questa azione ha prodotto in termini di risultati tangibili e suffragati da approfondimenti. Facciamo costantemente azioni di questo tipo, con studi che analizzano la nostra attività. Ci serve per capire cosa ha funzionato e cosa possiamo migliorare.
La situazione da affrontare è complessa: ai bisogni tradizionali se ne affiancano di nuovi e complessi, pensiamo per esempio al cambiamento climatico. Come si scelgono le priorità?
Le aree di intervento di una fondazione sono già stabilite dal Mef, il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Ciò che può fare e fa una fondazione, ogni anno, è stabilire all’interno dei tradizionali ambiti (cultura, ambiente, ricerca e sociale) le priorità a cui dare maggior attenzione. Abbiamo approcciato un modello multidisciplinare. I problemi sono complessi, non esistono soluzioni semplici. Prendiamo il caso del contrasto alle povertà: ci sono bisogni materiali, e di prima necessità, ma c’è un bisogno di arricchire le persone di cultura, contrastando quindi la povertà educativa. Infine, c’è una povertà indotta dalla transizione energetica, necessaria per contrastare i cambiamenti climatici e ambientali, di fronte alla quale chi è povero resta sempre più indietro. Dobbiamo puntare ad una transizione energetica equa e giusta. Abbiamo mai pensato che se ci costringeranno a cambiare le auto, qualcuno non potrà permetterselo? Oppure, caso più eclatante, che c’è qualcuno che vive in case inadatte ad alte o basse temperature. Quelle famiglie vivono al freddo, o soffrono il caldo molto più di altre. Insomma, la povertà ha molti volti per questo stiamo affrontando il problema con interventi di diversa natura ma coordinati.
Un’ultima domanda: per affrontare temi così complessi, gli attuali confini della Fondazione non sono un limite?
La fondazione ha un vantaggio. La sua indipendenza e autonomia ci mette nelle condizioni di dialogare e collaborare con tutti. Enti pubblici e privati. Dialogando con la Politica, con le aziende e con gli enti del Terzo Settore. Mi piace dire che svolgiamo un’azione di mediazione culturale, mettendo al tavolo soggetti che farebbero fatica a trovarsi, o che parlano linguaggi diversi, hanno procedure differenti. Sembra una banalità, ma un’azienda fa fatica a parlare con una non profit o con un comune, e viceversa. Noi possiamo fare da tramite, e le cose che accadono poi sono stupefacenti. Lo stesso si può dire per partnership internazionali. È venuto il momento di alzare lo sguardo, vedere chi sta lavorando sugli stessi problemi e lavorare insieme.
Ringraziamo il Presidente Azzone e tutta la Fondazione Cariplo, istituzione molto amata e radicata sul nostro territorio, che guarda e guarderà sempre al futuro con la consapevolezza di dare un importante contributo economico ma anche di pensiero e di stimolo alla sperimentazione e all’innovazione per il bene comune.
Breve biografia del Presidente Giovanni Azzone
Originario di Milano, il professor Azzone ha insegnato "Impresa e decisioni strategiche" al Politecnico di Milano, di cui è stato rettore dal 2010 al 2016. Ha ricoperto, e ricopre, numerosi incarichi, per istituzioni, aziende ed enti non profit. Tra questi: è Presidente di IFOM, l’istituto di ricerca sull’oncologia molecolare di Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro. È consigliere di amministrazione del Conservatorio di Milano. È membro del Comitato Etico di AssoCunsult-Confindustria. È stato nel Cda alla Triennale di Milano e per Airc, l'Associazione per la Ricerca sul Cancro; ha ricoperto diversi incarichi per la Presidenza del Consiglio dei ministri, per il Ministero dell'economia e delle finanze, per l'ISTAT e per la Regione Lombardia. È stato anche Presidente della Fondazione Comunitaria di Milano, presidio filantropico sulla città promosso da Fondazione Cariplo nel 2018. Ha fatto parte del Comitato di Indirizzo della Fondazione B.E.I.C., in rappresentanza del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. Giovanni Azzone ha svolto e svolge attività di ricerca nel campo dell’analisi organizzativa, del controllo di gestione e del reporting in imprese industriali e Pubbliche Amministrazioni, con particolare riferimento agli aspetti connessi alla sostenibilità.
ALLE ORIGINI DELLA CCB
Riannodando il filo della storia, possiamo risalire alle antiche radici della Fondazione: il 7 dicembre del 1816, in una data altamente simbolica per i milanesi, si riunì per la prima volta la Commissione Centrale per dar lavoro ai poveri, che poi cambiò nome in Commissione Centrale di Beneficenza. L’Impero austriaco, che governava ancora la Lombardia, voleva arginare la grave povertà causata dalle guerre napoleoniche, senza fare la carità (che era proibita) ma finanziando le attività economiche e aiutando le persone bisognose a trovare un lavoro. Questo il compito della Commissione, che fu affidata a un gruppo di notabili e onesti milanesi. Quella storica data campeggia ancora oggi nel logo insieme al motto in latino: tute servare, munifice donare. “La CCB”, come la si chiama oggi familiarmente, è l’organo di indirizzo di Fondazione Cariplo, quello che decide in quali ambiti specifici direzionare le attività filantropiche ogni anno. È costituita da 28 membri, la metà in rappresentanza del territorio (le province lombarde e piemontesi più il comune di Milano e la Regione Lombardia) e altrettanti in rappresentanza degli enti o con competenze negli ambiti in cui la fondazione opera: Ambiente, Cultura, Ricerca Scientifica e Sociale.
L’ATTIVITÀ DELLA FONDAZIONE IN NUMERI
In oltre 30 anni di storia, Fondazione Cariplo ha contribuito a realizzare oltre 40mila progetti con un impegno filantropico di più di 4miliardi di euro. È la prima fondazione d'Italia. Ogni anno eroga circa 160 milioni di euro, sostenendo circa 1200 progetti realizzati da enti non profit o locali.
DUE PROGETTI SIGNIFICATIVI
Milano ha beneficiato di circa un miliardo di euro di risorse. La città è il cuore del motore lombardo, oltre ad avere una popolazione numerosa. La città è un laboratorio. Qui i fenomeni economico-sociali si manifestano prima che altrove. Tantissimi sono i progetti dedicati alla città. Non c'è un teatro, un luogo di cultura, un centro di ricerca che non abbia beneficiato del supporto della Fondazione. Due sono significativi: il progetto Qu.Bì - la ricetta contro la povertà infantile, con 25 milioni di euro si adopera per l'aiuto alle famiglie fragili con minori, e conta su una rete di oltre 500 organizzazioni non profit nei quartieri; il progetto la CittàIntorno, con 10 milioni di euro promuove la coesione nelle periferie a partire dalla cultura e dalla rigenerazione urbana. Come dire che cultura è cibo, per l'arricchimento delle persone.
PROSSIMI PROGETTI
Da poco Fondazione Cariplo ha presentato le attività per il 2024 e i prossimi anni. Per l'anno in corso la fondazione mette a disposizione oltre 150 milioni di euro. Gli enti possono partecipare ai bandi appena avviati presentando i loro progetti. Molte le tematiche su cui si concentrerà l'attività, tra questi: progetti per gli anziani, i giovani in difficoltà, il recupero dei luoghi e dei monumenti culturali lasciati al degrado, il contrasto e la mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici, oltre al sostegno alla ricerca scientifica di eccellenza, soprattutto quella che coinvolge e valorizza i giovani ricercatori.