Generazioni a confronto tra differenze e similitudini nascoste al primo sguardo
Protagonisti | |
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Confronto generazionale | |
Autrice | |
Laura Bajardelli | |
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Le giovani generazioni sono storicamente pioniere di cambiamenti del modo di vivere e di pensare che, successivamente e progressivamente, coinvolgono le generazioni precedenti.
In ogni epoca, ogni volta che la giovane generazione esprime i propri bisogni e desideri, le generazioni precedenti faticano a comprendere e spesso stigmatizzano o addirittura si contrappongono a queste novità, tacciandole o sminuendole come semplici mode passeggere e non come veri bisogni. La società adulta di oggi non sfugge agli stereotipi nei confronti della Generazione Z, ossia i nati dal 1995-2000 in poi: da un lato paiono rammaricarsi del poco impegno individuale e collettivo, incollati ai social media, narcisisti che vogliono emergere senza fare sforzi; dall’altro, quando i giovani rappresentano le proprie istanze con convinzione proprio su tematiche essenziali come l’ambiente – ricordiamo Greta Thunberg e il movimento Friday for Future – o come il diritto allo studio – è il caso dell’occupazione pacifica con le tende da campeggio per reclamare anche un alloggio dignitoso e sostenibile economicamente, allora si torna al solito leitmotiv della moda passeggera o della motivazione narcisistica della protesta.
Verrebbe da dire nulla di nuovo, era successo anche a Giacomo Leopardi che era scappato dalle attenzioni e dall’indirizzo soffocante dei suoi genitori. Gli stereotipi basati sull’età anagrafica si alimentano di falsi miti, preconcetti e convinzioni errate, portano a considerare sfavorevolmente una persona o un gruppo di persone e riguardano sia i giovani sia gli adulti, sia in ambito lavorativo sia nella vita sociale. Un esempio: dopo una certa età è più difficile trovare lavoro perché si presumono poca flessibilità, scarsa innovazione e troppe aspettative; ai giovani si fanno meno proposte con percorsi di crescita perché sono considerati pigri, interessati solo allo stipendio e non fidelizzati al datore di lavoro.
Gli stereotipi possono portare le diverse generazioni a sentirsi estranee e lontane, ignorando le comunanze e i punti di contatto possono avere implicazioni critiche per le interazioni sociali e lavorative. Consapevolezza, conoscenza, comprensione e confronto sono ancora una volta gli strumenti fondamentali per riconoscere quando subiamo o attiviamo noi stessi uno stereotipo. Rispetto al passato, oggi si trovano gomito a gomito ben 5 generazioni, proviamo a descriverle secondo la classificazione più diffusa e che accomuna le ricerche, nazionali e internazionali, generaliste o specializzate, basata sull’età, sui momenti e gli eventi storici che segnano la crescita individuale e collettiva e quindi i valori e le tendenze più diffuse tra gli appartenenti alla stessa generazione.
La prima è quella della Ricostruzione, costituita dai nati dal 1926 al 1945, grande protagonista del secondo dopoguerra, seguita dai Baby boomers, nati fino ai primi anni ’60; poi la “Generazione X” dei nati tra la seconda metà degli anni ’60 e la fine degli anni ’70, la “Generazione Y” dei nati fino alla metà degli anni ’90, forse più noti come “Millennials”, e infine la “Generazione Z” o Centennials, nati fino alla prima decade degli anni 2000.
Quelli della generazione della Ricostruzione, della rinascita dalle macerie della guerra, sono notoriamente infaticabili e concreti, hanno come valori il risparmio, il lavoro presso lo stesso datore di lavoro, la famiglia e la religione.
Segue la generazione del baby boom, così chiamata per l’impennata delle nascite, dove si identificano due sottogruppi assai diversi: la Generazione dell’impegno (1946-1955) protagonista delle battaglie sociali e delle trasformazioni culturali degli anni Settanta e la Generazione dell’identità (1956 – 1965) intesa come appartenenza politica o come orientamento alla realizzazione di obiettivi personali. Desiderano lavorare in contesti trasparenti e rispettosi nei quali la loro esperienza e il loro impegno siano riconosciuti e apprezzati, sono quindi competitivi, vogliono fare la differenza e non sfuggono al confronto e persino a contestare anche prassi consolidate. Hanno un forte senso di appartenenza e attaccamento all’azienda, per molti di loro il lavoro è una forma di auto-realizzazione. Oggi sono persone soddisfatte della propria condizione, con un buon reddito e riferimenti solidi, orientati verso una dimensione familiare e relazionale, nella cura ed aiuto del prossimo; l'approccio ai consumi è riflessivo e orientato al risparmio; molti amano ricoprire il ruolo di mentor per le generazioni successive.
La Generazione X, di transizione segna il passaggio tra il vecchio e il nuovo millennio; i suoi membri sono cresciuti tra la fine del blocco sovietico e l’allargamento a est dell’Unione europea. Sono i primi a vivere la globalizzazione e hanno una mentalità più aperta. Sono entrati nel mondo del lavoro con maggiore istruzione e beneficiando della presenza dei computer, ma sono anche i primi a subire le conseguenze della recessione. Tendenzialmente, appaiono sicuri di sé, apprezzano indipendenza, autosufficienza, senso imprenditoriale, leadership e gioco di squadra; sono realizzati nella vita professionale e personale, cercano di bilanciare responsabilità e divertimento; sono aperti alle novità e interessati ad arricchire le proprie conoscenze e competenze. Tendenzialmente scelgono di lavorare più a lungo: vogliono mantenere il tenore di vita raggiunto o non si sentono in una situazione finanziaria abbastanza solida, tanto più che molti contribuiscono a sostenere finanziariamente i figli millennial oppure i genitori che vivono più a lungo. La generazione X è un ponte tra generazioni.
La Generazione Y o dei Millennials, dato che sono arrivati alla maggiore età nel nuovo millennio, si caratterizza per la grande diffusione del digitale che utilizzano con disinvoltura e per la multiculturalità grazie a internet; è anche quella che sta soffrendo di più le conseguenze economiche e sociali della crisi del 2008. I Millennials appaiono idealisti, sognatori e utopisti, ottimisti, un po' adolescenziali e narcisisti alla ricerca del consenso e della conferma esterna. Danno priorità al proprio sviluppo, alla formazione e alla carriera, preferiscono orari flessibili e processi digitali e sono aperti al cambiamento tecnologico; hanno raggiunto una certa stabilità lavorativa e sentimentale e ciò permette loro di allentare dubbi e preoccupazioni. Hanno un approccio più flessibile e cambiano lavoro con più disinvoltura.
I Centennials o Generazione Z, nati tra il 1995 e la prima decade del 2000, sono i veri nativi digitali ma sono figli di un periodo economico di continue recessioni che hanno lasciato un segno: più pragmatici e disincantati, più "adulti" dei millennials; sono consapevoli dei problemi sociali e vogliono lasciare il segno e generare un impatto positivo sulla vita degli altri, anche se spesso sono spinti dalla fretta; i giovani della generazione Z sono "pronti a sgobbare pur di riuscire", cercano autonomia ma anche senso di appartenenza. Sono ancora più ecologisti dei millennials. Per la loro formazione è importante anche il ruolo delle tecnologie digitali e di internet, per questo sono noti anche come generazione delle reti: sempre connessi e alla ricerca di informazioni e di contenuti, spesso auto-didatti e intraprendenti, abituati alla collaborazione e relazione online, utilizzano una media di cinque dispositivi (contro i 3 dei Millennials). Alla velocità e agli stimoli continui fa da contraltare una soglia di attenzione di appena 8 secondi.
La nostra è una società multigenerazionale e per questo ricca di esperienze e competenze diverse, con un potenziale di innovazione enorme, ma anche con grandi interrogativi etici e sociali; ogni generazione esprime valori, bisogni ed aspettative di vita diversi ma non inconciliabili, dato che i punti di contatto a ben vedere sono molti, in primis le fasi della vita che le persone attraversano. Per esempio: la formazione di una famiglia, l’acquisto della casa o la malattia di una persona cara, portano a un cambiamento delle priorità e dei desiderata a prescindere dalla generazione di appartenenza, si apprezzano e ricercano stabilità, autonomia nella programmazione degli impegni lavorativi, servizi di assistenza e aiuti concreti. Così può accadere che generazione X e Z si scoprano più simili di quanto credano, accomunate da una tendenza ai valori più tradizionali. O che 4 generazioni si trovino a cantare accorati un vero e proprio inno intergenerazionale come “Siamo solo noi” di Vasco Rossi, datata 1981.
Conoscere questi punti di contatto, essere consapevoli degli stereotipi, sviluppare occasioni di incontro e confronto tra generazioni consente di creare un clima più positivo, proficuo e generativo.