Giuseppe Terragni, archistar quasi dimenticato
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Laura Bajardelli | |
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Lo stile del maestro del razionalismo italiano è perfettamente riconoscibile e iconico
Tra i nuovi grattacieli di City Life e Porta Nuova, passeggiando per le vie dell’Isola e i suoi edifici che cambiano forma, all’angolo tra via Guglielmo Pepe 32 e via Cola Montano ci si imbatte in un edificio decisamente iconico dell’architettura italiana moderna, anche se non c’è il classico cartello marrone che indica un’opera di interesse storico, artistico, culturale o turistico. Ma è così iconico che due amici sono rimasti con gli occhi spalancati e increduli e contemporaneamente l’uno ha detto all’altro: Ma hai visto? Sembra proprio... I due amici sono solo due economisti, appassionati di architettura, e hanno notato quell’edificio dallo stile inconfondibile.
Si tratta della “Casa Comolli Rustici”, progettata dagli architetti Giuseppe Terragni e Pietro Lingeri per i coniugi Comolli e Rustici, già proprietari e committenti del ben più lussuoso condominio di corso Sempione 36, chiamata “Casa Rustici”. Alcuni dicono che il contributo di Terragni al progetto finale della Comolli Rustici sia stato limitato, eppure è stato sufficiente per riconoscere nell’edificio di Via Pepe alcuni di quei tratti distintivi presenti nella più celebre e celebrata costruzione di Corso Sempione (davanti alla quale è posto il cartello marrone). Le leggere passerelle e i parapetti che raccordano i diversi pesanti blocchi (i corpi di fabbrica), la contrapposizione tra spazi pieni e spazi vuoti... come davanti a un quadro di Mondrian. E i due amici gongolavano per l’impresa di aver colto il dettaglio e svelato un tesoro quando, nel bel volume “Giuseppe Terragni opera completa 1925-1943” di Ada Francesca Marcianò, hanno trovato foto e descrizione del progetto. Avevano visto giusto. Nel testo troviamo che i progettisti Terragni – Lingeri dimostrano che i materiali semplici ed economici dettati dal programma popolare della costruzione possono essere assemblati con gusto e abilità.
Costruita tra il 1934 e il 1938, Casa Comolli Rustici è l'ultima in ordine temporale delle cosiddette "cinque case milanesi". Detto di quella di corso Sempione, Casa Ghiringhelli, la più piccola delle 5 case milanesi, si trova in Piazzale Lagosta 2, poi nelle vicinanze “Casa Toninello” in via Perasto 3, ed infine Casa Lavezzari in Piazza Morbegno 3.
Le maggiori e più apprezzate opere di Terragni si trovano a Como, quella milanese è stata una parentesi. In quegli anni, chi voleva innovare veramente e radicalmente percepiva Milano come l’unico luogo di cambiamento. La città era diventata, almeno apparentemente, il centro propulsore della nuova architettura italiana. Che poi fu considerata architettura di regime, e quindi generalmente disprezzata. E anche un grande architetto come Terragni, che aveva convintamente aderito al fascismo, fu sostanzialmente dimenticato, anche perché morì giovane, a soli 39 anni nel 1943. Senza possibilità quindi di abiura, ravvedimento o pubblica ammenda, come invece avvenne per altri.
Fortunatamente, qualcuno andò oltre lo stigma e la damnatio memoriae riconoscendo il valore di questo giovane rivoluzionario architetto, al quale stavano strette le rigide regole dei manifesti programmatici, fedele alla ricerca del proprio stile per superare modelli per lui ormai obsoleti. Per molti, Terragni è pari a Le Corbusier o Frank Lloyd Wright.
Come tutti gli anticipatori, ha corso il rischio di essere difficile da comprendere per i contemporanei. Ma la sua visione è espressa nelle sue opere, ben visibili ancor oggi. Inequivocabilmente geniali e di grande ispirazione. E si è guadagnato il diritto all’immortalità.