La città ideale oggi è smart e circolare

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Articolo di lunedì 2 settembre 2024
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Laura Bajardelli
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È un concetto che attraversa i secoli ed evolve. Oggi deve affrontare la transizione ecologica e digitale. E non solo.

La città ideale – o forse utopica – pensata da Platone, la città ideale del Rinascimento teorizzata da Leon Battista Alberti, dipinta da Leonardo e realizzata a Mantova, Ferrara, Pienza, Sabbioneta e Palmanova; le città del lavoro, come il villaggio di Crespi d’Adda, le città di fondazione del novecento come Latina e Sabaudia o la variante città giardino di Milano Marittima; Ivrea la città dell’uomo di Adriano Olivetti, oggi riconosciuta dall’Unesco “Città industriale del XX secolo”. Città ideali sognate, immaginate, teorizzate, progettate, costruite, dimenticate o ripensate e rifondate. Ogni epoca ha avuto la sua città ideale, che non era pensata o realizzata solo con mattoni, mappe, edifici e piazze, ma poggiava su fondamenta solide come relazioni, cultura e valori. Oggi condivisibili o meno. Pensiamo a Nowa Huta, città-quartiere simbolo dell’economia socialista a Cracovia, nella quale ha trovato posto prima una croce e poi una chiesa, espressione dei valori ambiti e praticati nella realtà, nonostante la visione prettamente materialista dei progettisti che non l’aveva contemplata nei propri piani.

L’urbanizzazione incontrollata degli anni settanta

E poi ci sono epoche o periodi nei quali il pensiero passa in secondo piano, l’azione tumultuosa prevale e prevarica. Sono gli anni dell’urbanizzazione incontrollata degli anni Settanta (o, forse, dagli anni Settanta), che spesso ha azzerato le distanze e le identità di molti comuni, fagocitati metro dopo metro dalla città più grande fino a diventare solo dei quartieri o, peggio, dei quartieri dormitorio, senza più tracce di un passato tutto sommato recente ma dimenticato, sepolto. Il concetto di Urban sprawl descrive proprio questo fenomeno di espansione incontrollata, non ragionata e pianificata. Certo, erano gli anni dell’industrializzazione e della migrazione verso le grandi città e si doveva rispondere in fretta al bisogno abitativo, però si sarebbe potuto fare meglio, gli esempi c’erano.

Dalle aree rurali alla città

L’abbandono progressivo delle aree rurali in realtà è stato un fenomeno globale ed è tuttora inarrestabile: nel 2009 il numero di persone che vive nei centri urbani ha sorpassato quello di chi vive nelle aree rurali. Oggi il 57% della popolazione mondiale vive in città e si prevede che entro il 2050 la percentuale salirà al 68% portando ad un numero crescente di megalopoli con oltre 10 milioni di abitanti e da qui al 2060 il volume delle città costruite raddoppierà.

Al di là della curiosità statistica, è da evidenziare che le città, pur occupando solo il 2% della superficie terrestre, già oggi consumano oltre il 75% delle risorse naturali e 2/3 della domanda globale di energia, accumulano il 50% dei rifiuti ed emettono tra il 60 e l’80% di gas a effetto serra. Si aggiunga che entro il 2050 la popolazione mondiale dovrebbe aumentare di circa 2,3 miliardi di persone, arrivando a circa 10 miliardi. Ovviamente, applicare a questi numeri gli stili di vita e i modelli di produzione e consumo attuali non è sostenibile per il Pianeta.

Città laboratori di innovazione

L’altra faccia della medaglia è che le città sono anche dei laboratori viventi di innovazione e catalizzatori di fattori di cambiamento, dato che su uno spazio geografico limitato troviamo una significativa autonomia decisionale, concentrazione di capitale finanziario ed umano, imprese, università, istituzioni pubbliche e private, occasioni di networking e relazione e quindi cultura della collaborazione. Per questo motivo. tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU ne troviamo uno specifico per le città, il numero 11: rendere le città e le comunità inclusive, sicure, resilienti e sostenibili. Coinvolgere le città nella transizione sostenibile è una necessità ma anche un’opportunità.

Ci sono molte declinazioni di città sostenibili, per esempio città verde, città da 15 minuti, città a basse emissioni di carbonio. Considerata la sfida della crisi climatica e sociale che ci troviamo a fronteggiare, l’obiettivo da perseguire è realizzare una città che integri i principi della città smart (intelligente) e di quella circolare.

Città smart e circolari

Una smart city è una città che utilizza tecnologie digitali e dati per migliorare la qualità della vita dei cittadini e delle imprese, promuovere la sostenibilità ambientale e stimolare lo sviluppo economico. Le smart city implementano infrastrutture digitali anche nei servizi tradizionali come reti di telecomunicazioni a banda ultra-larga, sistemi di trasporto efficienti, sistemi di approvvigionamento idrico e soluzioni energetiche sostenibili. L’obiettivo è creare un ambiente urbano inclusivo e resiliente, capace di rispondere alle sfide moderne attraverso l’innovazione tecnologica. Ma anche con una migliore qualità dell’aria, servizi pubblici più efficienti, offerta di mobilità sostenibile ampia e intermodale, più sicurezza pubblica e riduzione della criminalità. Le smart city si concentrano sull’uso di tecnologie avanzate per ottimizzare i servizi pubblici, ridurre i consumi energetici e migliorare la gestione delle risorse.

Una città circolare, invece, adotta i principi dell’economia circolare in tutte le sue funzioni. Questo modello urbano mira a eliminare il concetto di rifiuto e spreco, mantenendo i beni al loro valore più alto possibile grazie all’uso della tecnologia e del digitale. Le città circolari cercano di generare prosperità, aumentare la vivibilità e migliorare la resilienza, dissociando la creazione di valore dal consumo di risorse finite. In una città circolare, l’accento è posto sulla rigenerazione delle risorse, il riutilizzo dei materiali e la riduzione degli sprechi, creando un sistema urbano sostenibile, rigenerativo e più vivibile per i cittadini.

Per realizzare questa città smart e circolare, sono necessarie tecnologie innovative come strumenti IoT (ossia l’internet delle cose, intesi come oggetti e dispositivi connessi tra loro), big data, sensori, intelligenza artificiale, reti di comunicazione veloci e infrastrutture interconnesse. Prima di tutto però serve una visione, una strategia. Ricordando il filosofo Kant, bisogna distinguere il fine dal mezzo per realizzarlo.

A meno di non voler creare nuove città di fondazione progettate secondo questi principi, per diventare sostenibile ogni città deve trovare un percorso che tenga conto della propria storia e del proprio patrimonio culturale, edilizio e naturale. È importante ricordare che è necessario un progetto vero e proprio che coinvolga l’intera città, non è sufficiente attivare una moltitudine di singoli progetti non coordinati per diventare una città smart e circolare. Progetto che deve prevedere obiettivi misurabili e un sistema di monitoraggio della transizione. Fondamentali sono anche le buone prassi, le esperienze di altre città per prendere spunto e adattare alla propria realtà.

Le classifiche delle città più smart

Oggi sono numerosi gli esempi di città che hanno intrapreso questo percorso e vengono stilate diverse classifiche. Secondo lo “Smart City Index 2024”, nelle prime 10 posizioni troviamo: Zurigo, Oslo, Canberra, Ginevra, Singapore,Copenaghen, Losanna, Londra, Helsinki, Abu Dhabi.

Per quanto riguarda l’Italia, ICity Rank valuta i 108 comuni capoluogo basandosi su indicatori come amministrazione digitale, trasparenza e connettività. Secondo le ultime classifiche, in cima alla lista troviamo Firenze per la sua avanzata infrastruttura digitale e le iniziative smart; poi Milano per la sua innovazione e i progressi tecnologici, in particolare per la mobilità smart e i servizi digitali. Segue Bologna, per il suo sviluppo urbano sostenibile e i servizi pubblici efficienti. Altre menzioni degne di nota includono Torino, Trento e Venezia, che hanno anche fatto significativi progressi nel diventare più smart e sostenibili. Altre classifiche misurano invece la circolarità delle città; secondo la ricerca pubblicata nel 2020 dal Centro Studi in Economia e Regolazione dei Servizi, dell’Industria e del Settore Pubblico dell’Università Bicocca che considera ben 28 indicatori, Milano è in testa alla classifica italiana, seconda Trento, terza Bologna. E estendendo il perimetro all’Europa, prima troviamo Copenaghen, seguita da Parigi, Berlino e, quarta Milano.

Queste classifiche sono importanti perché riflettono gli sforzi continui delle città nel realizzare i piani di transizione smart e circolare per migliorare la vivibilità, ridurre l’impatto ambientale e migliorare la qualità dei servizi ed essere infine più attrattive.

Milano più da vicino

Milano è al centro di numerosi progetti smart e circolari che mirano a migliorare la sostenibilità e la qualità della vita in città. Alcuni dei principali progetti smart in corso riguardano metrotranvie e Metropolitana (per esempio Gronda Nord e la futura linea M6), Smart Mobility attraverso autobus elettrici e infrastrutture di ricarica; transizione energetica con investimenti nella tecnologia di smart metering (ossia contatori e misuratori intelligenti) per la rete gas e idrica; efficientamento energetico dell’illuminazione pubblica con tecnologie avanzate. Tra i progetti circolari, ricordiamo la realizzazione di comunità energetiche per la condivisione di energia rinnovabile tra i residenti, la rigenerazione urbana attraverso la riqualificazione di aree dismesse o la riconversione di spazi per la ricerca, l’educazione e gli incubatori di start up (come area Expo e Scalo Romana)

Un obiettivo ancora più ambizioso

Qualcuno potrebbe pensare che sia un sogno trasformare le nostre belle e storiche città in città smart e circolari, magari riqualificando le storture dell’urbanizzazione disordinata degli anni del boom. L’Italia ha storicamente dimostrato di essere un campione nel rialzarsi dopo le crisi, e visto che la crisi climatica e sociale sono ormai conclamate, possiamo essere speranzosi e ottimisti. E allora, perché non alzare ulteriormente le aspettative e realizzare una città che sia anche accessibile? Sì, una città fruibile da tutte le persone, indipendentemente dalle loro capacità fisiche, sensoriali o cognitive, nella quale le infrastrutture e i servizi sono pensati per garantire l’inclusione e la partecipazione di tutti i cittadini. Una città accessibile non solo migliora la qualità della vita delle persone con disabilità, ma crea anche un ambiente più accogliente e funzionale nel quale tutti i cittadini possono vivere, lavorare e partecipare pienamente alla vita comunitaria. Già perché come per gli sport “minori” così per le persone che hanno una disabilità non si può fare il tifo solo alle Olimpiadi e alle Paralimpiadi.

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